mercoledì 10 novembre 2010

||| PEACHES @ NO FUTURE PARTY ||| THIS FRIDAY

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....l'ultima volta che andai a sentire Peaches, Roma era posseduta da un diabolico caldo ed io avevo parecchio malditesta, ero alquanto malandato perchè da qualche giorno non riuscivo a rimanere a casa quel tanto che bastasse per una sana dormita, discorso che purtroppo non si poteva applicare in merito alla mia frequentazione del
reparto alcolici al supermercato. ricordo che ero vestito di nero con l'aggiunta di una ridicola camicetta multicolore la quale andò bruciata suppergiù nello stesso momento in cui peaches cominciò a suonare in piedi sulla consolle evitando di calpestare l'attrezzatura in un continuo tiptap del tutto surreale. sorte più interessante toccò il resto dei miei vestiti: ordinatamente piegati ma inspiegabilmente riposti sopra il mio armadio, luogo che li celò alla mia vista per una quantità davvero lunga di tempo.
i momenti di cui mantengo maggiore coscienza sono quelli precedenti alla serata, quando ero seduto fuori l'entrata cercando quel propositivo slancio che mi permettesse di alzarmi e abbandonare l'allegra combriccola di individui che mi circondavano scambiandosi tra loro, con foga e trepidazione, bottiglie che non contenevano affatto ciò che mostravano sull'etichetta. proprio in quel frangente di collettivo abbandono della decenza una pretestuosa sensazione di fastidio invadeva la mia testa già alquanto dolorante, era come una subdola constatazione che ci fosse troppa finzione, troppo gossip effimero e artefatto.
<è lesbica, è una donna, è un travestito, come sarà vestita?>
troppe domande simili e inutili affollavano una miriade di bocche lubrificate dall'alcol e dal caldo e io continuavo ad aver paura per la musica, temevo che una dama sinuosa e ineffabile come lei potesse risentire di tutto questo parlar troppo distante da ella.
varcai la soglia, il famoso cordone rosso depositario dell'ingresso e della fuga proprio come il punto preciso in cui le fauci del serpente incontrano la sua stessa coda. i miei pensieri continuavano a rendermi dubbioso, volevo diventare il profeta che si aggira nudo nel traffico vestito di cartelli che ammoniscono la prossimità della fine per urlare forte che le cose non andavano, che le nostre parole, il nostro feticismo dell'informazione stava uccidendo quell'insieme di note, quel polimero omogeneo di suoni.
ma poi la musica fece il suo ingresso, le mie paranoie, le mie ansie, sparirono come un'ambigua affermazione che si nasconde con immediata nonchalance, all'improvviso capì quanto sono volatili le parole in confronto al coriaceo senso di sopravvivenza dei suoni che si lasciano trasportare nell'aria prodotta dallo spostamento di un corpo verso l'altro, di una mano verso l'altra, di uno sguardo verso l'altro. tutto ciò che mi si palesava attorno continuava a confermare questa mia meravigliosa visione, le gambe si intrecciavano e si muovevano tutte all'unisono, scontrandosi e legandosi, in modo tale che tutta quella gente si muovesse come l'acqua giunta all'ebollizione e sotto tutti noi si agitava la fiamma di Merril Beth Nisker, in arte Peaches, in quell'occasione valchiria della musica.

Potrei andare avanti raccontando tutto ciò che accadde dopo, narrare di quali inaudite azioni e situazioni la musica di peaches fu colonna sonora, di come mi ritrovai in mezzo al nulla seduto su una lavatrice insieme ad altri disperati che non potei trattenere dall'invitare a casa mia, non avendo però la benché minima certezza che ci saremmo arrivati.
potrei andare avanti ma risulterei barboso e noioso, specialmente se si pensa che tra così pochi giorni ella sarà qui, nuovamente a Roma.

Il 12 novembre NoFuture vi invita a vivere, chiudete gli occhi e affidatevi al solo occhio massonico, perchè se sarete coraggiosi potrete aggiungere alla vostra memoria una storia di gran lunga migliore della mia.

peaches 12/11/10, il resto del countdown fatelo voi.

FUCK THE PAIN AWAY!!!

Txt: Eddie Flux Bureau

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